"Lei sta all’orizzonte: mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l’orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l’Utopia? A questo serve: a camminare!" (Eduardo Galeano)

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venerdì 3 dicembre 2010

I SOLDI DEI RHODENSI NELLE TASCHE DELLE BANCHE

Una mossa errata e penalizzante per le casse comunali che costerà 2.670.000 di euro ai cittadini rhodensi, l'equivalente di una nuova scuola, di una nuova palestra o di un centro anziani. Questo l'effetto dell'operazione compiuta dalla giunta che ha deciso di rinegoziare un mutuo da 6.600.000 di euro contratto con Dexia Crediop, allungando la scadenza dal 2018 al 2030 e passando da un tasso variabile, oggi pari all’1,3%, a un tasso fisso del 4,31%, più del triplo. Una scelta che carica sulle spalle delle generazioni future il pagamento di questo prestito. Su quel mutuo avremmo pagato in totale circa 710.000 euro di interessi, ora ne avremo da pagare 3.380.000. E ovviamente saranno nostri soldi, quelli dei Rhodensi. E’ questa la diligenza del buon padre di famiglia che tiene sotto controllo i propri conti? Chi mai farebbe un’operazione del genere?

Questa operazione è stata costruita per fare in modo che in questi primi anni il comune paghi una rata più bassa, essendo il mutuo diluito su più anni, ma se vista con l’ottica di lungo periodo e del vero bene per la città, l’operazione è un salasso per le casse comunali. E’ indecente che un’amministrazione costruisca le sue politiche solamente sull’orizzonte temporale delle elezioni e non badi al futuro della città. Basti pensare a quante cose si potrebbero fare con quei soldi dei rhodensi che finiranno invece nelle tasche delle banche. Inoltre un’altra domanda: perché rinegoziare un mutuo su cui oggi paghiamo l’1,3% di interessi quando ne abbiamo tantissimi su cui paghiamo ancora tassi vicini all’8%? Un’operazione fatta in maniera troppo disinvolta, che aggiungendosi allo sconto di 750.000 euro all’anno sull’ICI di Fiera, conferma come questa amministrazione stia minando strutturalmente il bilancio del comune dei prossimi anni.

Non stiamo parlando di derivati o di swap per fortuna, ma l’effetto è praticamente lo stesso. Con questa operazione, soldi in più dei contribuenti finiranno nelle tasche delle banche, invece che in opere pubbliche, per fare in modo di avere mani più libere nell’immediato, ma ipotecando il futuro dei cittadini.

venerdì 19 novembre 2010

IL NOME DI RHO NON VENGA ASSOCIATO ALLA MAFIA

Pubblico di seguito la lettera aperta inviata al Sindaco questa settimana sul legame tra la mafia e il nostro territorio.

Egregio Sindaco Zucchetti,
scrivo una lettera aperta a Lei e per suo tramite a tutta la città, in particolare rivolgendomi a tutto il mondo imprenditoriale ed economico e a quelle semplici persone che hanno già incrociato sulla propria strada la mafia in una qualsiasi delle sue forme in cui si presenta. La mafia in prima istanza aggredisce quelle imprese e quelle attività commerciali oneste di tanti nostri concittadini, costruite con la fatica e la laboriosità tipica del nostro tessuto economico-produttivo. Sono questi i primi soggetti deboli da tutelare.

Sono profondamente preoccupato per il futuro del mio territorio e della mia città. Desta inquietudine sentire un noto giornalista come Saviano, fortemente impegnato nella lotta alla mafia, citare Rho tra le città dove la mafia si sta espandendo nel contesto italiano. Ma questa non è altro che la conferma dei fatti che vedono il nostro territorio sempre più al centro dei nuovi piani di espansione al nord della ‘ndrangheta. Credo non serva assolutamente a niente creare allarmismi, ma bisogna affrontare in modo diretto e concreto il problema.

Il 14 settembre, dopo una discussione sul problema della mafia, il Consiglio Comunale ha votato all’unanimità un documento contro la criminalità organizzata. In questo documento, oltre alla condanna forte e precisa contro la mafia, si chiedeva al Sindaco e alla Giunta di concretizzare quelle idee esposte attraverso iniziative precise: programmi di iniziative all’interno delle scuole per discutere dei rischi connessi alla mafia, la promozione di protocolli di legalità con il mondo imprenditoriale e le associazioni di categoria e la formazione di amministratori e dipendenti per l’attività di controllo in materia di appalti pubblici. Nulla di tutto ciò mi risulta che sia stato fatto dopo due mesi dall’approvazione di quel documento in Consiglio Comunale.

L’invito particolare che rivolgo a Lei e all’intera Giunta è quindi quello di dar seguito immediatamente agli impegni derivanti da quel documento per rafforzare la cultura della legalità e per prevenire l’espansione culturale, ancor prima che economica, della mafia sul nostro territorio. La mafia oggi a Rho non rappresenta un’emergenza, ma non vorrei mai che lo diventasse. Occorre quindi sin da subito tenere alta la guardia, senza distinzione tra colori politici e appartenenze. E’ necessario inoltre porre il problema all’attenzione della pubblica opinione cittadina per dare gli strumenti a coloro che hanno ruoli di responsabilità di riconoscere quei comportamenti contigui agli ambienti mafiosi, sempre più spesso vestita in giacca e cravatta e presente nei salotti buoni, oltre che negli scantinati e nei nascondigli segreti dei boss. Agiamo quindi tutti insieme da subito, raccogliendo le forze positive presenti nella nostra comunità, per fare in modo che il nome della nostra amata città non venga mai più associato alla parola mafia.

Certo che le mie parole troveranno ascolto, le porgo i miei più cordiali saluti.

domenica 18 ottobre 2009

TERRENI DEL SINDACO E PGT

Continuo qui sul mio blog una discussione che si è avviata sulla mia pagina di Facebook (che potete vedere cliccando qui) e in particolare volevo rispondere al commento di Francesco apparso sulla mia pagina. Ecco la mia risposta:

Caro Francesco, voglio risponderti in maniera precisa punto per punto alle obiezioni sollevate:
1 - Zucchetti è proprietario? Sì, ha il 5% di quel terrenoe il resto è tutto di suoi parenti. Chi ha fatto le visure, le ha sapute leggere tanto che non afferma il contrario. E il sindaco conferma questa cosa in tutte le sue dichiarazioni.
2 - Questo non è assolutamente vero. Da circa due anni il valore di esproprio è pari al valore di mercato. Non un euro in più, non un euro in meno.
3 - La mozione votata all'unanimità (me compreso), avvenuta addirittura prima dell'inizio dell'iter del PGT, era una dichiarazione di massima su quali dovessero essere i principi e le linee guida da seguire nella stesura.
4/5 - Nessuna legge dice che il sindaco deve dire quali sono le sue aree di proprietà, ma deve astenersi dal voto. Vero. Spero che però i cittadini vogliano un po' di più dai loro politici. Ogni giorno li si prende a pesci in faccia perchè fanno solo i loro affari e i libri su Casta e dintorni sono bestsellers. Forse nessuno si preoccupa della prassi e dell'esistenza di una parola che nessuna legge detta: TRASPARENZA. Nel resto d'Europa è un paradigma imprescindibile. E appena si sgarra di un solo euro si va a casa. Vedi in Inghilterra dove nello scandalo dei rimborsi si è dimesso anche il parlamentare che aveva "rubato" meno di tutti. Sai quanto aveva rubato allo stato inglese? 6, dico sei, sterline. Il sindaco quanto ci guadagna con il suo 5%? Direi ben più di 6 sterline. Opinabile? Non credo.

Aggiungo il punto più importante che rischia di sfuggire: quei terreni non sono destinati prioritariamente al liceo, ma sono ANCHE ammesse tutte le funzioni pubbliche. Vi invito ad andare a questo link del sito del comune: cliccate qui.
Scaricate poi la tavola DP3 e individuate l'area del liceo. Come vedete l'area è stata già suddivisa in due parti: quella più a nord viene destinata alla costruzione di palazzine, quelal più a sud al liceo. Questo trova conferma nel documento che trovate sempre allo stesso link che si chiama "Indicazioni per gli ambiti di trasformazione..." dove a pagina 25 scoprirete tutto ciò che si può costruire su quel terreno. SIAMO SICURI CHE SIA SOLO IL LICEO??? A voi l'ardua risposta...

domenica 30 marzo 2008

ZUCCHETTI E IL GIOCO DELLA MOSCA CIECA, MUTA E SORDA


Sono passati ormai alcuni giorni dall’approvazione del bilancio e in questo tempo pensavo a quello che è accaduto in aula mercoledì scorso, sia per quanto riguarda il bilancio in sé sia per la discussione (o meglio per la non-discussione).
Un bilancio con un unico protagonista: i piani integrati di intervento. Già, ma cosa sono i piani integrati di intervento? La nostra città, come tutte le altre città d’Italia possiede un piano regolatore, ovvero una grandissima mappa di tutta Rho dove per ciascun riquadro di terra viene segnalato cosa il proprietario può fare sul suo terreno. Ad esempio indica se quel terreno deve rimanere coltivato oppure puoi costruirci qualcosa, se puoi costruirci allora ti dice se puoi fare una casa oppure una fabbrica e infine ti dice quanto grosso puoi fare il tuo fabbricato. Tutto questo con una logica e un equilibrio studiato e deciso appositamente per far stare in piedi la città e per cercare di localizzare sul territorio funzioni strategiche per il suo sviluppo. I piani integrati di intervento sono delle deroghe concesse a questo mega piano regolatore che permette di cambiare destinazione d’uso del lembo di terra che si possiede dietro la corresponsione di una data cifra in denaro. Capite che si tratta di modificare nel particolare quel disegno complessivo di città che si aveva in mente. I piani integrati di intervento sono ottimi per recuperare aree abbandonate e improduttive dove non si effettuata più nessuna attività recuperandole dando loro nuova vita, mentre contemporaneamente costituiscono un pericolo per l’equilibrio complessivo della città. Infatti intervenendo con moltissimi piani di questo genere si è anche in grado di cambiare completamente volto a una città. Far sorgere grattacieli dove prima c’erano fabbriche, vedere terreni immacolati sui quali si scatenano le voglie speculative e via dicendo. Il tutto però senza modificare (tranne in quelle specifiche aree) il piano regolatore generale. Vengono a cambiare del tutto quindi gli equilibri perché una data opera non possiede compensazioni di tipo strategico al suo interno, ma solo finanziarie. Quindi denaro, non scelta di allocazione generale efficiente di funzioni sul territorio. Bisogna prestare grossa attenzione a questi cambiamenti. E soprattutto occorre guidare nel migliore dei modi questi grossissimi cambiamenti che una città come Rho sembrerebbe dovrà affrontare nei prossimi anni. Già, ma a fronte della complessità di questo discorso la scorsa sera in consiglio comunale è sembrata mancare quella vision all’interno della maggioranza che permette di governare questi mutamenti urbanistici. Manca un progetto e un disegno generale all’interno del quale allocare questi interventi di carattere particolare. E’ stato un po’ come giocare a mosca cieca dove ci si muove a tentoni senza guardare e aspettando gli eventi. Un comportamento nocivo per tutta la città il fatto che la giunta Zucchetti non abbia saputo dare una risposta a questo interrogativo di assoluta primaria importanza.
E qui arriva il secondo punto che in questi giorni mi ha fatto riflettere: il mancato dibattito in aula del bilancio. Un comportamento che ha visto la maggioranza non difendere mai le proprie scelte di bilancio e neppure fare la dichiarazione di voto favorevole al bilancio. Viene lecito di domandarsi se qualche consigliere di maggioranza abbia mai letto il bilancio e quale sia stato il processo democratico che ha portato alla sua formazione. Per chi, come me, crede nell’importanza del confronto con l’altro (il diverso da me) e che crede che l’altro sia una risorsa prima da scoprire e poi da valorizzare, questo rappresenta uno schiaffo alla democrazia. La nostra società è composta da tante sensibilità che solo attraverso il libero dibattito e confronto riescono a trovare il meglio e perseguire nel miglior modo possibile la meta del bene comune. Evidentemente l’attuale maggioranza vede l’altro come un pericolo e una minaccia al quale far fronte attraverso il silenzio e la sordità. Viene lecito chiedersi: “A furia di giocare a mosca cieca non avranno mica inventato un nuovo gioco, il gioco della mosca muta e sorda?”, gioco che è vero esempio di come questa maggioranza non sappia confrontarsi con chi ha di fronte.
Queste le mie riflessioni a freddo sulla nottata di approvazione di bilancio. Vi invito come al solito a lasciare qualche commento se ne avete voglia.

mercoledì 31 ottobre 2007

INTRECCI E LA SUA IMPORTANZA SOCIALE...

Ieri sera ho partecipato all’incontro aperto a tutta la cittadinanza della coop. Intrecci durante la quale sono intervenuti mons. Angelo Brizzolari (vicario episcopale di zona), il sindaco Roberto Zucchetti, don Roberto Davanzo (direttore Caritas Ambrosiana) e il dott. Massimo Minelli (presidente coop. Intrecci).
Una serata davvero interessante che mi ha portato a riflettere molto su quello che può significare oggi la presenza di una realtà come Intrecci nel territorio di Rho. Il sottotitolo della serata era: “…ieri, oggi, domani…” Ed è proprio da qui che parte la mia riflessione, e più specificamente da quello che oserei definire “l’altro ieri”. Negli ultimi decenni l’Italia ha abbandonato lentamente il modello di welfare-state, nel quale tutte le funzioni sociali erano in capo all’amministrazione centrale. Con l’avvento di un mercato economico più moderno e meglio controllabile, si è andati sempre più verso un modello di stato-regolatore, e verso questa direzione stanno camminando anche le istituzioni europee. Questo passaggio ha comportato il passaggio degli oneri delle politiche sociali agli enti locali che hanno, a loro volta, visto evolvere il loro ruolo e compito in questo ambito. E si arriva a “ieri”, periodo nel quale, sparse su tutto il territorio italiano, sono nate e cresciute le cooperative come quella di Intrecci. Sono nate sotto anche un’innovazione legislativa che le ha fatte crescere e distinguere da altre cooperative in questi anni. Oggi infatti si sono sviluppate e si vanno sempre più delineando come attori del welfare sociale comunale. Per la verità siamo ancora in una fase di transizione e di cambiamento come dimostrano le innovazioni che anno dopo anno si stanno verificando nell’organizzazione dei servizi sociali degli enti locali (vedi nel rhodense l’apertura di Sercop). E da queste incognite del futuro si apre il domani del terzo settore sociale. Discussione infinita che implica anche la visione di quale stato vogliamo costruire domani per il nostro futuro e che rimando per il momento ad altra sede.
Tutto questo per inserire il cammino della coop. Intrecci all’interno del sistema più ampio nel quale si muove e capire cosa possa voler dire oggi a Rho una realtà come questa. Singolare e significativo il simbolo della cooperativa che rappresenta per l’appunto una rete nella quale un filo è colorato di rosso e rappresenta il contributo che questa realtà da alla società intera. Oggi la rete assume sempre più significato, soprattutto nel fatto che questa è composta da una serie di attori pubblici, privati e del terzo settore (quello delle cooperative). La rete nel suo comporsi di tanti fili riesce a portare avanti le politiche pubbliche verso soprattutto i bisognosi e i più deboli. Questo non fa altro che creare un valore inestimabile per le città e i territori. Ed è stato questo forse uno dei grandi assenti della serata, ovvero il valore sociale creato dalle attività e dagli innumerevoli progetti messi in piedi con veramente pochissime risorse. Non è una quantità misurabile questa, anzi, se la si dovesse misurare in termini di entrate e uscite sarebbe molto probabilmente in perdita! Ma un ente pubblico quale è il comune non può fermarsi alla superficiale analisi di “quanto spendo per”, ma deve entrare molto più nel profondo dell’analisi e andare a cogliere il valore, in termini sociali culturali ed economici, che ne scaturiscono dall’impiego di queste risorse. L’ente non può delegare ai privati il fondamentale compito della prossimità al più debole e della conseguente coesione sociale. Non è loro compito quello di badare a queste persone emarginate dalla società, ma è loro interesse contribuire per valorizzare e aiutare le persone in stato d’emergenza. Non possiamo lasciare sulle spalle di privati che si organizzano fra loro queste importanti ed essenziali funzioni d’interesse pubblico. E soprattutto loro stessi hanno bisogno del sostegno dello stato nella letterale battaglia che ogni giorno compiono nella società. E questo meccanismo avviene solamente attraverso la presenza sul territorio di uno stato attivo e moderno, nello specifico l’ente locale, che sa guardare la realtà del territorio in una visione di insieme e sa individuare e indirizzare le risorse per le priorità sociali del territorio, creando anche economie di scala per poter accrescere e migliorare i propri servizi. Un privato, anche se super organizzato, non avrà mai i poteri, la forza e le competenze per fare questo tipo di politiche da solo. Esso deve essere sorretto politicamente e finanziariamente dagli enti locali presso cui opera.
Un’ultima cosa. Una nota di dispiacere della serata è stata quando il nostro sindaco ha definito del tutto inefficienti e condannato prima i sistemi di raccolta e seguente distribuzione delle tasse, poi l’inefficace strumento dei concorsi e bandi pubblici che non allocherebbero al meglio le risorse pubbliche. Una visione negativa dello stato che anche in altre occasioni il nostro sindaco non ha mai mascherato. Non voglio entrare nel merito di queste questioni, ma nel metodo. Infatti rimane il fatto che la responsabilità di queste cose è della classe politica, lui e io compresi. Nessuno dei due ha mai partecipato alle decisioni che hanno portato all’utilizzo di questi sistemi in Italia, ma entrambi (insieme a tutti gli amministratori e politici) dobbiamo farcene carico e migliorare laddove è nelle nostre possibilità, ma mai dobbiamo denunciarle come se fosse una cosa che non sia nella nostra sfera di competenza o responsabilità. Credo che nel momento in cui si rompe questo meccanismo è l’intero sistema intergenerazionale che va a pezzi, portando con se il crollo inevitabile della credibilità delle istituzioni nazionali.
Per adesso è tutto. Ho tralasciato alcuni passaggi delle mie riflessioni per ragioni di spazio e se ne potrebbero aggiungerne molte altre. Spero per questo di non essere frainteso nel caso. Vi invito inoltre come al solito a lasciare i vostri commenti o richieste magari di chiarimento.


Andrea

domenica 21 ottobre 2007

DAI PALETTI DI VIA DE AMICIS 2 PRINCIPI PER LA NOSTRA SOCIETA'



Riporto la mia lettera apparsa sul numero di venerdì di Settegiorni:


Gent. direttore,
a seguito delle molte lettere apparse sul vostro giornale riguardo la rimozione dei paletti di protezione della pista ciclabile di via de amicis, volevo esprimere il mio parere provando ad astrarre il fatto in sé e andando a fondo dei comportamenti che molto spesso i cittadini hanno nel vivere quotidianamente la propria città. Innanzitutto mi vengono in mente due principi del vivere civile e democratico molto importanti che nella discussione appaiono dimenticati soprattutto dall’anonimo D. C. Mi riferisco per primo al principio di legalità. Secondo me questo sta alla base di una comunità moderna e senza il suo rispetto entreremmo nel caos più completo. Infatti, se una porzione di carreggiata viene riservata alla mobilità dolce, quindi con contemporaneo divieto sia di sosta che di fermata, questa deve essere rispettata secondo le regole stabilite. Non esistono deroghe o eccezioni di tipo personale orientate alla esclusiva soddisfazione del proprio e unico bisogno di quell’istante (trovare parcheggio). Questo perché ogni regola è studiata appositamente per fare in modo che ciascun individuo possa vivere il meglio possibile la sua vita nella città. Il fatto di posteggiare la macchina lungo la pista ciclabile ha due effetti sotto gli occhi di tutti: il primo quello di creare traffico e coda tale da intasare completamente la via de Amicis rendendo in alcuni giorni difficoltoso l’accesso nella stessa via; il secondo quello di mettere a repentaglio la sicurezza stradale di chi percorre la via in bicicletta, poiché deve compiere uno slalom tra le macchine parcheggiate.
Il secondo principio (che si lega in maniera stretta con il primo) è invece quello della libertà. Infatti non credo possa esistere libertà senza il rispetto della legalità. Il complesso delle norme servono per garantire il massimo livello di libertà possibile e raggiungibile. La libertà del ciclista di percorrere tranquillamente la via in questione, si contrappone con l’abuso fatto dal parcheggiatore in divieto di sosta.
Mi rendo conto che, come detto all’inizio della mia lettera, questa situazione possa essere una forzatura per spiegare i due principi, ma credo che questo episodio (come tanti altri) sia sintomo e segnale del comportamento quotidiano di tante persone che sembrano dimenticare di essere all’interno di un sistema più ampio e che ogni loro mossa e scelta personale si ripercuote inevitabilmente sulla collettività intera. Il sentirsi parte di una comunità deriva infatti anche dal rispetto dei due principi esposti. Potrei citare tantissimi altri esempi in cui si nota come tante situazioni spiacevoli, che creano attriti tra gli abitanti, sarebbero evitabili se nella nostra cultura fossero ben radicati questi due postulati.
Una parola volevo spendere infine per quanto riguarda le affermazioni fatte sempre dall’anonimo D. C. riguardo alla scuola. Premetto che conosco molto bene tutte e tre le scuole della via de Amicis, poiché due le ho frequentate direttamente da bambino, mentre la terza perchè partecipo alle varie attività oratoriane. Conosco bene anche più in generale gli ambienti e le idee che circolano all’interno sia delle scuole pubbliche che private. Evidentemente così non è per l’anonimo D. C. se no si renderebbe conto che Marxismo e Leninismo nulla hanno a che fare con l’educazione e istruzione fornita dalla scuola pubblica. Io stesso, pur avendo frequentato per gran parte della mia vita scuole pubbliche non sono mai stato indottrinato in nessuna maniera. Non credo affatto di essere un caso unico o raro. Ho avuto (e come me tanti altri) professori che stanno dall’altra parte di quella in cui mi trovo adesso, come ho avuto professori che simpatizzano per la mia formazione politica di appartenenza. Nessuno di questi ha però mai fatto proselitismi di tipo politico, ma hanno sempre agito per trasmettere, oltre alle varie nozioni scolastiche, i valori fondamentali del vivere civico. Non vi è da nessuna parte nessun indottrinamento particolare.
Per concludere, spero che il mio contributo (forse poco pratico) serva perchè la società di oggi porti con sé i due principi da me citati per poter giorno dopo giorno migliorare e fare in modo che su solide basi si costruisca il futuro nostro, dei nostri figli e delle generazioni che verranno.

mercoledì 30 maggio 2007

LA GRANDE SCONFITTA... E LA MIA PICCOLA VITTORIA!

Come avrete appreso dai giornali e dalle notizie che si rincorrono il centrosinistra ha perso le elezioni nella maggior parte dei comuni medio-grandi del nord. E Rho non ha fatto eccezioni in questo.
La delusione è stata davvero forte… Dopo 10 minuti di spoglio del seggio in cui ero a fare il rappresentante di lista, ho capito come si stava mettendo la cosa… Un’ora più tardi a scrutinio concluso ho potuto constatare che in tutto il resto della città l’esito era chiaro e preciso. Nella mia mente fino a sera e anche al giorno dopo sono passati nella mia mente questi due mesi vissuti al massimo inseguendo un sogno, un progetto e una visione di città. Constatare che i cittadini non hanno voluto aderire a quell’idea è stato per me frustrante. I miei occhi si vedevano passare davanti i volti delle tante persone incontrate, delle tante iniziative vissute, dei tanti momenti condivisi, dei momenti difficili superati… Non mi sembrava vero! Una vera disfatta.
Il giorno dopo, ripresomi dallo sconforto, ho realizzato con i dati definitivi che sono diventato consigliere comunale. Questo ha riaccesso dentro di me di nuovo una fiammella drasticamente spenta il giorno precedente. Sono davvero contento che tante persone abbiano riposto in me la loro fiducia e ancora più contento è stato constatare che ancora più persone mi stimano al di là dell’appartenenza politica. Per darvi un dato, nei seggi della circoscrizione 1 ho preso 48 voti per il consiglio comunale, mentre per il consiglio di circoscrizione ne ho presi 82. Segno che tanti che magari hanno votato per il centrodestra hanno deciso di riporre in me la fiducia per il consiglio di circoscrizione.
Quindi ho sì totalizzato 120 voti per il consiglio comunale, ma spero di aver raggiunto molte più persone passando loro un messaggio che va oltre alla mera appartenenza partitica. Desidero ringraziare alcune persone in particolare, di cui non occorre fare il nome, che ben sanno di aver apportato un contributo davvero significativo e importante al raggiungimento del risultato. A loro va il mio grazie più sentito perché mi hanno accompagnato e sostenuto in questa avventura. Grazie davvero!
Da oggi mi metto al lavoro con la consapevolezza di essere uno di quei 30 consiglieri che caricano su di sé la responsabilità di prendere decisioni per la comunità rhodense. Cercherò di fare il meglio anche oltre le mie possibilità, consapevole di avere dei datori di lavoro come voi cittadini molto esigenti e che si aspettano risposte serie su ogni argomento che riguardi la collettività e non solo. Spero di poter rappresentare e portare in consiglio quelli che sono i miei valori e il mio stile di essere. Spero di riuscire bene in questo compito e contribuire con il mio piccolo mattoncino al continuo miglioramento di Rho. Aprirò una sezione qui sul mio blog denominata “Consiglio comunale” nella quale desidero raccontarvi tutti i passi e le tappe più significative di questa avventura che mi accingo a vivere mantenendo uno stretto contatto con voi. Grazie davvero a tutti per il vostro sostegno!Andrea

sabato 26 maggio 2007

-1 IL GIORNO DEL SILENZIO

Ormai mancano poche ore dall’inizio delle votazioni e la città scopre un sabato di silenzio in cui la gente non verrà assalita passando dalle vie del centro dai più svariati volantini. E’ la giornata per riflettere… forse più necessaria a chi questa campagna elettorale l’ha vista dal di dentro che non dal di fuori. Ripensando a questi due ultimi mesi e al crescendo di emozioni vissute giorno per giorno non rimane che la gioia di aver potuto vivere un’esperienza del genere. Si incontrano e si conoscono persone che sono magari tanto lontane da te per l’idea che portano avanti, ma che con essi trovi subito un feeling molto più facilmente rispetto a chi magari è più vicino a te. Ho scoperto che l’ideologie contano fino a un certo punto. Da quel punto in poi inizia la stima e il rispetto propri del sentirsi un’unica cosa sotto l’egida dell’Italia. Del sentirsi veramente “fratelli d’Italia”.
Non è una cosa facile e immediata. Richiede coraggio e richiede una grande consapevolezza di quello che sei tu. Il primo passo per aprirsi agli altri è infatti avere piena coscienza di ciò in cui credi. Da lì, attraverso un processo di esteriorizzazione, si può costruire un dialogo che forse non porterà nessun frutto concreto e non porterà nessun cambiamento, però di certo ci farà conoscere e in qualche modo ci farà avvicinare diminuendo le distanze. Dividersi e parlar male dell’altro è sempre molto facile e non richiede sforzi, mentre ricucire i rapporti e parlar bene di qualcuno richiede una fatica in più.
Avevo un piccolo obiettivo per questa campagna elettorale che spero di essere riuscito a raggiungere: far interessare di politica almeno una persona lontana da questo mondo. Non so se sono riuscito a farlo, spero però di aver dato la mia piccola, e forse insignificante, testimonianza che oggi per i giovani è possibile interessarsi e far parte attiva della politica. L’ho fatto con un preciso stile: quello imparato in parrocchia. Non mi piace come fanno tanti altri sventolare le bandiere del proprio credo, perché è segno che non si è capito di quale sfera ci stiamo occupando. Le bandiere del proprio credo vanno sventolate in altri ambiti, non in quello della politica. Nella politica quelle bandiere da sventolare rappresentano le forti radici che indicano uno stile di essere che non ha bisogno di essere etichettato poiché emerge subito alla luce. La politica nella nostra società civile assume un ruolo superiore rispetto alla religione oggi. La politica infatti è quell’arte che fa vivere e convivere tutte le sensibilità presenti sul territorio. Il cristiano impegnato in politica deve ricordarsi semplicemente di una cosa: in quel momento sta lavorando per la città dell’Uomo, non per la città di Dio. Diventa immediatamente chiaro l’ambito in cui spendere le proprie idee: la politica per la città dell’Uomo, la religione per la città di Dio. Due cose ben distinte insomma, ma che racchiudono lo stesso stile. Non cambia infatti il modo in cui ci si spende per l’una o l’altra città, perché è quello del cristiano. E da qui parte soprattutto l’invito del nostro cardinale Tettamanzi a sviluppare la sensibilità per tutto il mondo socio-politico e coltivare all’interno delle nostre parrocchie vocazioni che vanno in questo senso. Si sta facendo tanto e lavorando tanto in quest’ambito nella nostra diocesi, però credo che non basti. Si può fare di più e spero nel mio piccolo di aver davvero avvicinato qualcuno a questo mondo.Concludo invitando tutti ad andare a esprimere il vostro voto, qualsiasi sia, in maniera consapevole e fiduciosa. Avendo ben in mente le diversità con cui ricopriranno l’incarico. Oltre ai programmi è davvero importante il metodo con cui si realizzano. Guardate il modo e la filosofia che ci sta dietro a ciascun candidato. E se vi posso dare un consiglio, scegliete chi si sente strumento e non fine. Ovvero chi si vuole mettere al servizio e non su un altare per poter dire che è sindaco o assessore o consigliere. Chi si mette quindi sul vostro stesso piano e non si erige a monumento, chi ci mette passione e possiede capacità e senso di responsabilità. Sceglietelo, ce ne sono davvero tante di persone del genere. Scegliete bene!

mercoledì 23 maggio 2007

-3 DOPO LA RAFFINERIA ORA TOCCA ALL'EX-ALFA DI ARESE

Tre giorni al voto…
Ormai è diventato, oltre che argomento di scontro politico rhodense, cronaca regionale ciò che si sta muovendo attorno all’area che un tempo ospitava le linee produttive dell’Alfa Romeo. Ciò che ha fatto infiammare gli animi è stata la proposta-imposizione di Formigoni in accordo con la Moratti di trasferire sull’area tutto il commercio all’ingrosso della Chinatown che ormai esplode dentro le mura di Milano.
Inutile dire che non è quello che i cittadini e le imprese delle città del rhodense si aspettano, bensì un semplice spazio per risolvere un problema di Milano. Oggi più che mai è necessario guardare a questa grande area con occhio vigile e ampio. Siamo stati capaci in quest’ultimo decennio di riconvertire quella che era una vecchia raffineria abbandonata in un’area fieristica all’avanguardia in Europa. Non voglio discutere qui i benefici o le negatività di questa iniziativa. Certamente di una cosa siamo sicuri: abbiamo riconvertito un territorio dallo stato di degrado allo stato produttivo e se ci togliamo l’etichetta di rhodensi e ci mettiamo quella di italiani siamo certi che dei benefici all’intero sistema economico del Paese è stato apportato. La stessa cosa deve avvenire con l’area di Arese. Siamo candidati per l’Expo 2015 e in caso di vittoria potremo certamente utilizzare quest’area legandola a questo evento mondiale. Già, ma come? Interessante e non da scartare il piano per la mobilità sostenibile presentato anni fa dalla regione Lombardia. Mi sembra un bel piano efficace, ma a mio parere non basta. L’area in questione potrebbe essere adibita a ricerca sulla scia dell’appena inaugurato Chilometro Rosso a Bergamo. Un’area quindi che esponga le migliori ricerche e tecnologie che solo noi italiani, sapientemente, sappiamo realizzare. Bisogna mettersi nell’ottica che l’Expo 2015 è un evento temporaneo e per agganciarlo in tutta la sua potenzialità è necessario mostrare il top di Milano. Infatti un evento del genere funziona da grande vetrina amplificando le migliori cose che sappiamo produrre sul territorio. Bisogna quindi averle queste cose da mostrare se vogliamo salire su quel treno che porta alla crescita dell’economia. L’area dell’Alfa sia per vicinanza geografica, sia per ampiezza degli spazi potrebbe essere deputata a una sorta di grande laboratorio all’avanguardia dell’intera provincia di Milano, risolvendo in questo modo sia la temporaneità e precarietà dell’evento, sia la rivitalizzazione dell’area.

martedì 22 maggio 2007

-4 PERCHE' C'E' BISOGNO DI GIOVANI OGGI

I giovani… parola spesso ripetuta durante questa campagna elettorale e che ha rivestito un ruolo importante nella dialettica scaturita nei vari confronti. Oggi i giovani sono totalmente e per la maggior parte estranei al mondo della politica. Ho potuto constatare sulla mia pelle come un giovane venga identificato come qualcosa di prezioso e raro da coltivare. Io vorrei che non fosse più così! Vorrei che la presenza sia sempre assicurata e che tutti i giovani possano sentirsi realmente parte di questa sfera. Già, ma occorre anche interrogarsi sul perché ci sia bisogno di giovani oggi.
Partiamo subito analizzando i due problemi che colpiscono la politica oggi: il primo è il sistema gerontocratico italiano, il secondo invece il malaffare e la schiavitù di interessi particolari. I giovani possono inserirsi in questo sistema rompendo il sistema gerontocratico e passando a uno meritocratico dove importano le competenze e la bravura e non il numero scritto sulla carta d’identità alla voce data di nascita. Nel secondo caso invece riuscirebbero a entrare in questo mondo liberi da vincoli precostituiti e riuscire quindi a portare avanti progetti che rompono alcune rigidità e resistenze presenti oggi. Solo quindi con l’ingresso di una cultura politica nuova possiamo ricostruire una società lanciata al futuro e al domani. Noi giovani siamo quelli del “dopo muro di Berlino”. Io credo, con quelli della mia età, di essere tra i primi che porteranno nella politica quest’aria nuova al passo con i tempi. Gli equilibri economico-politici sono radicalmente mutati in questi ultimi due decenni e c’è la necessità di una revisione ideologica delle varie fedi politiche portate avanti. Oggi la politica italiana ha perso alcune fratture che danno vita al dibattito politico, come quella con il comunismo. Oggi chi parla di comunismo o cristianesimo in politica, sia i comunisti che gli anticomunisti e sia i cristiani che gli anticristiani, hanno uno sguardo volto al passato. Uno sguardo legato ormai a 20 anni fa. Uno sguardo che quindi e soprattutto non guarda al futuro. Oggi non ha senso a mio parere spendere queste parole in politica. Quelle sono le radici che possono essere comuniste o fasciste, cristiane o musulmane. Ma sono appunto le radici, ovvero la parte dell’albero che pur offrendo nutrimento ed essenziale sostenimento è nascosta e non alla luce. E’ davvero difficile fare questa distinzione per coloro che non sono stati cresciuti secondo questa ottica (e mi riferisco a coloro che hanno dai 35 anni in su), però il futuro non ci riserva nulla di quello che ci ha fornito il passato finora. Solo i giovani possono quindi essere oggi la vera leva per introdurre ciò che sarà realtà tra alcune decine di anni.
Siamo in una fase di passaggio. Questo passaggio ci è costato caro perché se andiamo a guardare oggi l’età dei candidati al consiglio comunale notiamo un grande vuoto in una precisa fascia d’età: quella tra i 25 e i 35 anni. E’ proprio quella fascia che ha subito questo lungo processo di trasformazione e che oggi appare se non concluso quanto meno delineato nei suoi aspetti salienti. Diamo quindi fiducia ai giovani perché solo in loro vive un sogno che proietta tutti al futuro. Io, giovane, sono stanco di un sistema che si erige e vive con lo sguardo rivolto al passato. Giriamo la testa di 180 gradi e proiettiamoci con un’aria nuova al futuro che vogliamo vivere da attori principali e non secondari.

-5 VELTRONI A RHO

Oggi in quei di Rho arriverà Veltroni. Dopo un incontro in mattinata in Fiera, passerà dalla nostra piazza per sostenere il candidato di centrosinistra Paola Pessina. Un’occasione da non perdere anche per chi non si riconosce negli ideali del suo partito. La mia speranza un domani è quella di vederlo sedere tra i banchi di governo inaugurando una nuova generazione della politica che ormai è troppo vecchia per saper rispondere alle reali esigenze del paese. Sarebbe, a mio parere, l’uomo ideale per favorire questo passaggio di consegne che viene sempre più avvertito come necessario. Ma oltre a lanciare uno sguardo sul futuro, è bene lanciarlo sul passato. Interessante è il modo e la bravura con cui sta guidando la città di Roma. Basta solo un dato per esprimere tutto: la crescita annua registrata sul territorio comunale è di poco superiore a 3 punti percentuali del PIL. La media italiana negli ultimi anni si è attestata intorno all’1,5 e al 2. Ciò significa che Roma ha corso quasi il doppio rispetto all’Italia. Merito di un’amministrazione che ha saputo solleticare il sistema produttivo da una parte e dall’altra ha saputo invece mantenere uno stretto rapporto con i cittadini. La promozione della cultura con la costruzione di un nuovo auditorium e il modo partecipato con cui Veltroni sta conducendo la città è veramente da best practice. Gli stessi romani lo hanno riconfermato con ampio margine nei confronti di Alemanno (non stiamo quindi parlando di uno sprovveduto) all’ultima chiamata elettorale.
Ma la cosa più importante di tutti è la conduzione in una nuova era della politica: lui esprime una nuova filosofia del far politica. Un po’ in rottura con quella di questi anni e molto desiderosa di avvicinarsi ai cittadini mantenendo alti i valori che dovrebbero contraddistinguere questo mondo. Una politica che vuole tornare a essere bella e interessante, che vuole riappropriarsi di ciò che in questi anni le è stato tolto, che voglia abbandonare i toni duri e polemici, che voglia mettere al centro il legame con la patria, che voglia ridare dignità alle istituzioni troppo spesso ingiustamente bistrattate. In una sola parola vuole occuparsi della collettività e del bene comune. Questa è la cosa che più passa dai suoi discorsi e dai suoi ragionamenti. Pensieri spesso intellettualmente alti, ma allo stesso tempo molto vicini e tangibili da ciascuno. All’insegna di queste credenze e di questi ideali spero che sia proprio lui a inaugurare la stagione nuova del dopo Berlusconi vs Prodi che se tanto hanno fatto per l’Italia, poco stanno facendo ora per rigenerare il nostro sistema politico. E’ ora di dare spazio, come avviene negli altri paesi d’Europa, a un capo di governo giovane e capace… potrebbe essere lui?

lunedì 21 maggio 2007

-6 DIAMO VOCE A CHI NON HA VOCE

Il dibattito di questo mese ha fatto risaltare ai miei occhi come una categoria specifica sia stata in parte tralasciata: parlo degli anziani.
Non mi riferisco ai programmi elettorali che fanno le loro proposte su questo tema, ma a quella che si può definire opinione pubblica. Prendendo il nostro giornale locale possiamo notare come questi gruppi che sono numericamente e qualitativamente importanti, vengano citati solo come cronaca in occasione di determinati eventi. Non viene mai messo in risalto il loro pensiero come invece viene fatto per altre categorie che sono più potenti e più seducenti. Anche nella popolazione il tema degli anziani o non è avvertito oppure è in secondo piano rispetto agli altri (ovviamente questo non vale per i diretti interessati, gli anziani). Eppure queste persone possiedono la voglia e l'energia per fare tanto. Esempio sono stati questi ultimi anni in cui hanno attivato con loro risorse (seppur coadiuvati dall'amministrazione pubblica) i tanti centri anziani di cui oggi è fornita la città. Possiamo dire che praticamente in ogni zona gli anziani dispongono di un luogo di ritrovo nel quale espletare il loro bisogno di socialità e allontanare la solitudine e la noia dalle loro menti. Mi piace la definizione che si sono dati loro stessi: "diversamente giovani". Esprime la simpatia e la voglia con cui vogliono essere non la parte pesante da portare dietro come un carico ingombrante, ma la parte attiva che traina tutto il treno della società. Per questo si sono organizzati creando servizi di assistenza per la loro categoria e chiedendo sempre più spazi nel quale ritrovarsi, diventando ormai un pilastro dei servizi sociali. Sebbene siano persone che hanno smesso di lavorare non hanno smesso di sognare e vogliono con forza dire la loro su tutti i temi, vicini e lontani. Per questo spero che ciascuno di noi si metta in ascolto e dia voce a chi ha meno voce, in questo caso gli anziani!

domenica 20 maggio 2007

-7 LA POLITICA E' DI TUTTI: RIPARTIAMO DAI PARTITI

Ormai è partito il conto alla rovescia!
Siamo a una settimana dal voto e l’attesa comincia a crescere. Gli animi si accendono, le speranze aumentano, la fatica e la stanchezza non hanno più importanza. La fibrillazione di questi giorni, che anima e fa vivere di energia straordinaria e di attenzione particolare la città, creando dibattiti attorno a temi specifici dell’amministrare quotidianamente, fra qualche mese si sarà persa, ma oggi è più che mai vivo quel senso e quella voglia che si riscontra in tutti di poter esprimere la propria opinione. E’ un’energia che appunto rientra nello straordinario della politica e non nell’ordinario, ma credo basterebbe poco per riuscire a riproporre e rianimare le persone (sulla scia di questo mese) che spero si recheranno numerose alle urne. Di tutte queste, solo una piccola parte seguirà con scrupolo il partito o la persona che ha votato durante l’amministrazione. La maggior parte lascerà in segno di fiducia tutto in mano ai governanti eletti percependo come distante da se tutto ciò che può essere definito “politica”.
E vorrei proprio rivolgermi a quelle persone (davvero tante) che sentono come distante il mondo politico. Perché proprio voi che più vi sentite distanti e che più spesso degli altri vi lamentate, fate davvero parte di questo mondo. Anche solo nel momento in cui esprimete la vostra distanza o la distanza della politica da voi in quel momento avete fatto inconsapevolmente della politica. Perché fare politica significa costruire tutti insieme la polis cercando di far sentire tutti protagonisti e fare in modo di non lasciare nessuno indietro. I capitoli della partecipazione nei vari programmi elettorali si pongono proprio questo come obiettivo e io ci credo fermamente in questa cosa. Mi piacerebbe che la politica rientrasse come una cosa normale nel tessuto culturale del nostro paese. Da tanti è percepita come cosa sporca e quindi da non toccare o da non avvicinare. Lo ammetto, ci sono anche delle ombre in questo mondo, ma se tutti coloro che queste ombre le avvertono e le condannano dedicassero solo un minuto del loro tempo a guardare anche il bene che c’è nella politica e a riscoprire la sua funzione principale, allora sono sicuro che anche i più critici scoprirebbero che ci sono davvero tante persone che spendono la loro vita all’insegna di un ideale. E non sto parlando di coloro che andranno a occupare qualche poltrona (grande o piccola che sia), sto parlando invece di quelle persone che sono attori principali della politica ma che forse non si sono neanche mai candidati in vita loro. Mi piacerebbe che queste persone siano portate d’esempio ai più lontani. Infatti oggi ci siamo dimenticati la funzione dei partiti che devono ritornare innanzitutto a svolgere il loro compito di sviluppo delle tematiche e problematiche sociali. Oggi assomigliano più a cabine di regia che non a luoghi di confronto. E ripartiamo allora proprio da questi luoghi invitando i partiti ad aprirsi e rinnovarsi partendo da quelle persone che sono la spina dorsale dei partiti e che testimoniano più di ogni altro il loro forte attaccamento a quei determinati valori. Nell’altro senso spero che tutti i cittadini non avvertano barriere al loro ingresso nei partiti sentendo loro il diritto di esprimersi in quel determinato gruppo di persone. Riavviciniamo i cittadini alla politica, ripartendo dai partiti e facciamo capire che la politica è veramente di tutti.

sabato 12 maggio 2007

PROGRAMMI A CONFRONTO

Ormai siamo entrati nel momento più vivo della campagna elettorale. Ormai tutte le carte sono giocate e gli assi nella manica (se ci sono) verranno calati a breve. Con l’uscita dei programmi elettorali conosciamo le vere intenzioni delle coalizioni e dei loro candidati sindaco, al di fuori delle battute della propaganda elettorale. Avvicinandosi quindi il voto, vi invito a leggere le intenzioni programmatiche e vi vorrei dare alcuni spunti e fornirvi alcune riflessioni personali.
Innanzitutto vi invito a soffermarvi su quella che può essere definita la “politica estera” della città. Su questo punto le due principali coalizioni hanno una visione completamente differente. Il centrosinistra presenta una Rho al centro del Rhodense, mentre il centrodestra presenta una Rho che vuol diventare uno dei centri che gravitano intorno e in sinergia con Milano. Quindi una prima visione molto più legata al territorio e alle alleanze tra i 9 comuni del rhodense che messi assieme (se non erro) arrivano a quasi 170.000 abitanti. La seconda vuole invece legarsi alla città di Milano creando con essa un legame diretto. La prima a me sembra una visione più giusta, poiché la nostra città, pur essendo alle porte di Milano, conserva una specificità e una cultura di vita urbana differente da quella del capoluogo e un completo appiattimento sulla metropoli creerebbe degrado e ci sarebbe una parziale estirpazione delle radici rhodensi più di quanto già oggi non sia. Inoltre legarsi a Milano avrebbe senso nel momento in cui manchino servizi o opportunità all’interno dei confini. Rho non rientra in questo caso, poiché, come tutti ben sanno, abbiamo praticamente tutti i servizi che possiede Milano. Quelli che non abbiamo sono pochi e rientrano nel normale standard di una città di provincia non capoluogo.
Il secondo tratto distintivo è quello della visione del centro cittadino. Il candidato Pessina, sulla scia dell’operato di questi anni, propone un centro che sia pedonalizzato e costellato da parcheggi esterni che circondino il centro e da cui si possa accedere con 5 passi all’area pedonale. Da questa visione parte proponendo la riqualificazione di piazza Visconti e via Porta Ronca cercando aree in questa zona dove localizzare qualche parcheggio. Il candidato Zucchetti propone invece parcheggi in pieno centro, ad esempio in piazza Visconti un parcheggio multilivello, e anche attività alberghiere in aree non meglio specificate sempre nel centro cittadino. Inoltre propone di concedere gratuitamente, ai negozi del centro, il suolo pubblico antistante alla vetrina della propria attività per rivitalizzare il centro. Come potete ben vedere, la visione è completante differente. Possiamo registrare nel primo programma una difficoltà a reperire ulteriori zone di parcheggio (che Zucchetti risolve con un improbabile e faraonico parcheggio costruito da privati in piazza Visconti a tariffe privative – vedi prezzi della Fiera per avere un’idea), mentre nel secondo c’è questa idea di un centro a vocazione commerciale e non abitativa, quindi dove l’importante è fare in modo che gli esterni possano trovare agevole entrata in quello che potrebbe essere definito un centro commerciale aperto, che non trova grande fattibilità nella realtà del tessuto urbano del centro rhodense.
L’ultimo tratto distintivo che ne esce dai programmi e che mi preme sottolineare è la presenza dell’informatica. Nel programma della coalizione di centrosinistra viene dedicato un paragrafetto all’utilizzo della comunicazione informatica nel capitolo dei giovani, mentre in quello del centrodestra non viene mai fatto riferimento all’utilizzo di internet o delle tecnologie affini. Premettendo che rimane in ogni caso insufficiente a mio parere lo spazio dedicato, però almeno nel primo programma viene citato e viene fatto un riferimento molto esplicito, cosa totalmente assente nel secondo. Speriamo che questa sensibilità venga comunque sviluppata da entrambe le parti nei prossimi 5 anni di amministrazione.
Concludo segnalando un po’ gli appiattimenti, ovvero i punti su cui non riscontriamo nessuna apparente differenza. Partiamo dal campo delle politiche sociali con il quale il programma di centrosinistra inizia con una proposta molto dettagliata e il programma di centrodestra dichiara di continuare sulla linea tracciata in questi anni; poi il campo nomadi, dove andando al succo delle questioni troviamo la stessa identica proposta nella sostanza, segno che questo argomento ormai è consunto e anche i promotori del referendum per il no al campo nomadi si allineano con tutte le amministrazioni del nord di qualsiasi colore politico; infine la tanto dibattuta questione Ici dove alla fine dei conti l’intento è il medesimo anche qui.
Questi sono solo alcuni punti che mi sembravano particolarmente marcanti di uno o dell’altro programma. Spero che postiate i vostri commenti magari integrando con vostre riflessioni e giudizi differenti dal mio.
Andrea

sabato 5 maggio 2007

MOLTE STRETTE DI MANO, MILLE AVVERTIMENTI E TANTI CONSIGLI!

Eccomi qui! Volevo raccontarvi le mie prime settimane da candidato novello per il consiglio comunale, o meglio da chi si impegna per la prima volta in politica.
E’ stato bello (anche se non sempre semplice) vedere la reazione delle persone di fronte alla comunicazione del mio impegno. Partiamo da coloro che della politica non credono nulla di buono e la guardano con diffidenza e distacco. Sono quelli che credono che chi si impegna in questo ambito, in un qualche modo, “perda l’anima”, ovvero si vada a mischiare e sporcare le mani in un ambiente non reputato di alto valore morale, ma l’esatto contrario. Sono coloro che la politica la vedono come il principio di tutti i mali e non ripongono un minimo di fiducia in essa. Queste persone hanno avuto reazioni differenti: o un rifiuto a priori a sentir parlare dell’argomento, oppure una faccia perplessa e riflessiva che si domandava: “Ma perché ti sei cacciato in questo mondo?”. E da lì, in entrambi i casi, sono partiti migliaia di avvertimenti su quello che incontrerò e che mi toccherà di fare elencandomi tutte le magagne (in gran parte vere, non lo nascondo!) del sistema politico italiano in modo che io mi possa preservare da quei comportamenti subdoli e personalistici.
La seconda categoria sono quelle persone che, pur contente dell’impegno preso, non si riconoscono nello schieramento da me scelto. Allora nella maggior parte dei casi sono partiti i consigli sulle attenzioni da preservare per non perdere la mia identità all’interno dei giochi di partiti. Forse l’incontro con queste persone è stato il più bello poiché, pur instaurandosi un rapporto di contrapposizione, mi ha aiutato a dar ragione ad alcune convinzioni che posso avere e metterle in gioco motivandole attraverso un confronto pacato e sereno. In pochissime volte, devo ammettere, è mancato il rispetto reciproco delle idee diverse. Non pensavo di trovare così tante persone (spesso non attori attivi in politica) che sapessero dialogare in questo modo sulle più disparate questioni. Anzi, a volte, a queste persone credo che manchi proprio uno spazio nel quale poter confrontare le proprie idee sugli avvenimenti locali e nazionali e quindi, appena mi incontrano, adesso non mi chiedono più come sto, ma cosa ne penso di questa o di quell’altra cosa.
Infine vengono quelle persone che sono contente sia del mio impegno che dello schieramento scelto. Allora lì è un tripudio di strette di mano. Credo di non aver mai stretto così tante mano in vita mia come in questa settimana. E’ un’usanza che francamente mi piace, nel senso che attraverso un gesto si esprime tutto ciò che non viene detto a parole. E’ una delle cose che mi ha sorpreso di più in positivo. Infine da queste ultime persone sono arrivate le parole di incoraggiamento e di sprono nel coltivare la mia scelta.Per concludere, ho incontrato e conosciuto moltissime persone in queste settimane. In ciascuna di esse ho potuto notare uno spirito diverso nell’affrontare e nel vivere le cose, e la bellezza più grande è che senza solo una di queste persone il mondo perderebbe un pezzo. Ciascuno trova la sua collocazione come neanche immaginavo in questo grande puzzle: da chi non vuol sentire parlare di politica a chi invece la vive come la più grande passione, passando attraverso quella fetta di persone che “sì, ma no”. Tutti possono portare un valore aggiunto e questa è forse la prima grande bellezza della politica che ho trovato.

venerdì 27 aprile 2007

CARI AMICI, VI RACCONTO LA MIA CANDIDATURA!

Cari amici che mi seguite da tempo su questo blog,
come molti di voi già sapranno, oggi per me comincia una nuova avventura: mi candido per il consiglio comunale!
Chi mi segue da vicino conosce la passione che è cresciuta in questi anni verso il mio Paese, Paese inteso sia come Italia sia come Rho. I miei compagni universitari mi prendono spesso in giro perché parlo sempre con grande orgoglio della mia città, sapendo che per certi versi è altamente all’avanguardia e per altri invece zoppica un po’. Scherzano sul fatto che Rho sia un paesino ma che abbia tutti i confort possibili e immaginabili secondo la mia descrizione. Sono davvero fiero di essere rhodense e abitare in questa terra che oltre ad aver dato i natali ai miei avi, ha soprattutto donato una vita a chi oggi mi sta intorno. Se ripercorro con la mente le persone che ogni giorno incontro per le strade della città, mi accorgo come per ciascuna di esse Rho rappresenti la loro opportunità di vita: incontro il bambino che si sta affacciando al mondo in questo momento, incosciente della sfida che lo aspetterà tra qualche anno ma tenero nella sua fanciullezza; incontro l’adolescente che vive l’età del cambiamento più radicale della propria vita preoccupato e contento di questo; incontro due giovani innamorati che si tengono per mano pieni di problemi e interrogativi sul loro futuro ma felici dell’amore che li unisce; incontro l’amico di famiglia che risiede qui da anni e mai abbandonerà il nostro borgo perché qui è cresciuto e ha sviluppato le proprie relazioni; incontro l’immigrato comunitario o extracomunitario che qui è venuto per cercare lavoro e una vita migliore con gli occhi tristi e nostalgici ma pieni di tanta volontà; incontro l’anziano che mi racconta la guerra e il dopoguerra in Italia distillandomi pillole di sana saggezza; incontro il lavoratore che torna a casa la sera stanco ma contento di poter rivedere i propri figli e il proprio coniuge.
Proprio da questi incontri nasce il sentimento che mi lega alla mia città: conoscendo i rhodensi, mi sono innamorato di Rho! Alcuni miei amici dicono che sono “un portinaio” perché conosco tutti, in realtà la mia non è voglia di pettegolezzo da condominio, ma è curiosità verso l’Uomo: mi piace conoscere il nome e le storie delle persone, perché ciascuno è possessore di un tesoro prezioso e, grazie alla diversità e unicità che ognuno può portare nella società d’oggi, siamo in grado di riscoprire il volto della nostra città, volto che in questo modo non è nient’altro che l’insieme di tutti i 50.000 e più rhodensi.
All’inizio della storia dei tempi gli uomini si associarono fra loro per aiutarsi. In una comunità il peso di una difficoltà o di una scelta poteva essere portato da più persone e in uno scambio reciproco si poteva ritrovare l’appartenenza a un’unica grande famiglia. Ciascuno con le proprie fatiche e le proprie gioie era elemento spesso contraddetto, ma sempre rispettato. Scontri forti, duri e accesi sfociavano sempre in una semplice ma sincera stretta di mano. Nella società d’oggi, contaminata da un individualismo isterico, è difficile scoprire e capire il senso di queste parole. Sembrano per l’appunto cose dell’altro mondo, ma io credo che un’opportunità per riportare anche solo un pochino di questo riconoscimento reciproco c’è e passi attraverso la politica!
La politica quella bella, non fatta da lotte per il potere o interessi personali, ma dal confronto di tante idee diverse! Per questo ho deciso di mettermi al servizio del mio paese candidandomi per il consiglio comunale. Non vuole essere una lotta per occupare una seggiola, ma un modo per contribuire con le mie giovani e piccole idee al perenne miglioramento della società d’oggi! Non sarò di certo in grado di raggiungere il mio sogno di una città sicura, calma e ordinata in cui tutti possano dedicarsi alla ricerca della propria felicità… Credo sia un’utopia… Ma c’era un tale di nome Eduardo Galeano che scrisse queste parole: “Lei sta all’orizzonte: mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l’orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l’Utopia? A questo serve: a camminare!”
Camminiamo dunque insieme, inseguendo un sogno che non si realizzerà mai, ma che produrrà belle cose per tutti! Ridiamo un sogno alla nostra città ricominciando dalla politica! Io ho scelto questa strada, forse starò sbagliando, ma credo sia quella giusta. L’unica finora praticata dagli uomini per raggiungere questo obiettivo!
Per ultima cosa, rinnovo l’invito a postare vostri commenti e vostre considerazioni. L’ascolto è per me parte fondante e primaria di tutti i rapporti e lo strumento del blog è la prossima frontiera della democrazia! Vi racconterò tutti i passi che compierò entrando in questo mondo e cominciando questa avventura!
Andrea

lunedì 16 aprile 2007

BILANCIO DI MANDATO

Cari miei lettori, mi faceva piacere integrare e spiegare lo strumento innovativo per noi rhodensi che è entrato nelle nostre case settimana scorsa: il bilancio di mandato. Purtroppo anche questa volta ho sentito da più parti solo contestare generosamente questa pubblicazione, senza minimamente conoscerne il significato e confrontarsi con chi ci sta attorno.
Il bilancio di mandato si inserisce nel capitolo della partecipazione dei cittadini alla vita delle istituzioni. Nel bilancio di mandato viene racchiuso tutto ciò che la squadra di più di 300 persone, capitanata dall’attuale giunta uscente Pessina, ha concretizzato nella sua opera quotidiana in questi 5 anni. Molto intelligente la creazione di due livelli di lettura: il primo, il cosiddetto album di foto, permette, a chi non abbia voglia e tempo di leggere, di farsi un’idea delle politiche di questi anni; il secondo invece entra nel dettaglio declinando per ogni argomento le specifiche degli interventi ed è destinato a chi voglia farsi una più completa idea sull’operato del quinquennio.
A Rho è la prima volta che questo strumento viene messo in piedi. In tantissime altre parti di Italia è ormai da alcuni mandati che viene prodotto, e vedere che anche a Rho è arrivato (al solo costo di 20.000 €, pari a poco meno di 0,65 € per elettore), è motivo di orgoglio per ciascun cittadino rhodense. Anche su questo versante Rho si allinea con le migliori pratiche presenti negli altri comuni italiani ed europei (vedi comune di Torino o di Parigi per fare qualche nome).
Ho menzionato il costo per elettore (circa 33.000 quelli a Rho se non erro) perché proprio a lui è rivolto. Infatti attraverso questo strumento si è in grado di poter giudicare l’operato dell’attuale amministrazione con serietà e fuori da ogni propaganda politica di ogni sorte. Sullo stesso sito del comune è possibile trovare il programma presentato 5 anni fa e confrontarlo con il bilancio di mandato. In questo modo ciascuno all’interno delle proprie mura domestiche potrà misurare se quelle promesse sono state esaudite, trovando ciò che di meno o di più è stato fatto. Non esiste altra fonte di informazione più corretta e non vincolata di questa! Il bilancio di mandato non è infatti un’autocelebrazione della stessa giunta, ma il concentrato dei risultati conseguiti e degli obiettivi mancati in questi anni (lo dimostrano le stesse foto: in solo 26 di queste è presente il sindaco su un totale di 256 per una percentuale di poco superiore al 10 %). Credo che ciascun elettore rhodense sia ben contento che 65 centesimi delle sue tasse vengano utilizzati per redarre questo materiale d’avanguardia!
Questo strumento è inserito infatti nell’ottica di una più forte partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Infatti introduce elementi di trasparenza e di controllo sui politici. Elementi che spesso sono motivi per i quali ci si allontana dalle istituzioni o si guarda a esse con diffidenza. Lo sforzo credo sia stato davvero forte nel costruire un libretto fuori da ogni gioco politico. Mi piacerebbe (per dimostrare questo) fare un sondaggio all’interno dell’apparato amministrativo (ricordo a tutti che questo non ha colore politico) nel quale viene chiesto se si condivide ciò che sta scritto sulla relazione di fine mandato, oppure molto più semplicemente ciascuno di noi può confrontare con la realtà i dati riportati e le parole scritte.
Non vedo quindi nessuno scandalo in tutto questo (come intitolato da un giornale locale), anzi un forte passo in avanti per i motivi sopra citati! E spero che tra 5 anni si possa giungere a una relazione di fine mandato ancora più completa con un bilancio partecipato, ovvero un’evoluzione di quello che è da pochi giorni entrato nelle case di tutti i rhodensi.
Come tanti di voi sapranno già, studio economia per le amministrazioni pubbliche e frequento quindi ogni giorno un campus internazionale nel quale mi confronto con tante best practice d’Europa, e vedere che il mio comune si allinea con tantissime altre realtà europee sul tema della partecipazione dei cittadini mi rende orgoglioso e fiero di abitare nella nostra cara Rho!

venerdì 16 marzo 2007

VERSO LA CITTA' METROPOLITANA MILANESE

Lo scorso gennaio è stata data delega al Governo per quanto riguarda l'attuazione degli articoli 117, secondo comma lettera p), e 118, primo e secondo comma, concernenti l'istituzione delle città metropolitane in seguito al loro inserimento nella carta costituzionale con una legge del 2001.
La Città Metropolitana vuole essere ulteriore strumento di governo del territorio in sostituzione alla Provincia, che in questi anni ha dimostrato più di qualche limite nel non saper far fronte alle sfide. Non è quindi un ulteriore livello e apparato burocratico, ma una sostituzione sostanziale anche nelle funzioni a essa attribuibite. Da un lato si chiedono maggiori poteri e responsabilità per quanto riguarda i problemi che trovano il loro centro in Milano, ma che coinvolgono tutto l'hinterland, e dall'altro un passaggio di alcune funzioni marginali che creano invece dei rallentamenti nei processi decisionali.
Personalmente vedo con molto favore la nascita di questa nuova istituzione poichè, per territori come il nostro, essa può costituire la soluzione a problemi strutturali come il traffico, lo sviluppo economico, l'ambiente e le situazioni di disagio sociale. Su questi temi (che sono poi strettamente collegati) si può imperniare l'intera azione politica e amministrativa del nuovo ente. Se si avrà il coraggio di affidare alla città metropolitana questi compiti e responsabilità in maniera piena e con tutti i relativi poteri di attuazione delle proprie politiche, allora riusciremo a trasformare la nostra ormai vecchia Provincia in una nuova Città Metropolitana. In questo cambiamento credo sia essenziale mettere bene in evidenza ciò che il nuovo organo sarà chiamato a fare. Oggi in pochi sanno quali funzioni e quali poteri sono attribuiti specificatamente alle province e per questo, spesso, non le sentiamo vicine e non riusciamo a misurare l'efficacia delle proprie azioni. Con questo passaggio possiamo mettere bene in evidenza ciò che sarà chiamata a fare la nuova istituzione, in modo da rendere il controllo da parte dei cittadini più trasparente e partecipativo.
Speriamo che ci sia questo coraggio nei nostri governanti affinchè il cittadino guadagni qualcosa da questo cambiamento.

Vi inserisco due link, il primo riguarda un documento dell'Anci sulla legge delega data al governo, mentre il secondo riguarda un progetto messo in piedi dalla Provincia di Milano per sensibilizzare al tema in questione:
http://www.anci.it/riformacostituzione/NOTA_SU_SCHEMA_DI_DISEGNO_DI_LEGGE.htm
http://www.cittadicitta.it/home.htm
Rimane sempre valido il mio invito a lasciare un vostro commento se ne avete voglia!

venerdì 9 marzo 2007

EXPO 2015 PER UNA STRATEGIA E UN SOGNO PER TUTTA RHO

Inserisco la lettera pubblicata sull'odierno numero di Settegiorni da me inviata. Buona lettura!
Ho letto attentamente la lettera del signor Genesio Rossi apparsa sul vostro numero del 9 febbraio. Tra le caratteristiche che mi hanno colpito, oltre alla pura propaganda politica, è la posizione di passività nella quale si trova la sua idea. Quando parla della ricaduta della fiera, narra come se il signor Fiera avrebbe dovuto presentarsi alla sua porta di casa offrendogli un mega lavoro e una mega opportunità per il suo futuro professionale. Purtroppo in questo tranello è caduto anche il giornale locale, presentando spesso e volentieri nelle pagine di Rho e Pero, come questa ricaduta non sia percepita dai cittadini, andando a svolgere le sue indagini con modalità non sempre statisticamente corretta. Ad esempio, venivano riportati spesso gli interventi di negozianti che non sono, per loro natura merceologica e strutturale di settore, particolarmente coinvolti in eventi fieristici, oppure interviste ai cittadini in ore lavorative su un campione del tutto casuale.
Insomma, la Fiera è un’opportunità se siamo noi a muoverci. Se siamo noi ad andare a bussare alla porta dell’ufficio del signor Fiera informandoci e sfruttando in questo modo il suo insediamento nel nostro territorio. La Fiera, inoltre, funge da volano per l’economia locale senza dubbio. Il signor Rossi mette bene in evidenza i punti di forza aggiuntivi per il nostro sistema produttivo. Le infrastrutture della zona stanno subendo un completo stravolgimento e, una volta portate a termine, saremo in grado di muoverci più velocemente e far correre meglio i nostri prodotti e le nostre merci sul territorio. In tutto questo sul nostro territorio saremo anche dotati di una stazione di interscambio ferroviario tra il sistema ad alta velocità e il sistema regionale di trasporti. Con questa nuova fermata ferroviaria sarà anche molto più facile utilizzare e accedere all’adiacente stazione metropolitana, oggi poco utilizzata dai rhodensi.
In tutto questo mutamento che connette Rho al resto del mondo, l’amministrazione comunale (intesa anche e soprattutto come quel gruppo di 200 persone che ogni giorno lavorano per noi e non hanno un colore politico) ha saputo governare la sfida di mantenere la nostra città a grandezza d’uomo. Chiunque passeggi tranquillo per il centro cittadino guardando le vetrine o si muova in periferia, tutto può pensare tranne che alla Fiera! Questo evento non ha portato grossi problemi in città. Quelli emersi sulla sicurezza e l’immigrazione sono in perfetta linea con un andamento generale della società europea. Anche l’aumento del valore delle abitazioni, arriva da una bolla speculativa che ha visto i suoi natali negli Stati Uniti d’America e ha trascinato con sé l’intera Europa. A Rho non vi è stato nessun effetto Fiera sulle abitazioni. E’ stato un semplice luogo comune cavalcato da coloro interessati a farlo e spesso davvero poco istruiti e consapevoli di ciò che dicevano o scrivevano. Il prezzo delle abitazioni ormai si è stabilizzato e così rimarrà tale per lungo tempo. Questo equivale a un deprezzamento reale delle abitazioni a cui assisteremo nei prossimi anni, che permetterà un migliore accesso all’acquisto da parte delle fasce deboli della popolazione. Ci sono anche altri aspetti che varrebbe la pena sottolineare e approfondire, ma più di tutto mi preme sottolineare come noi possiamo essere protagonisti in questi cambiamenti del territorio solo se giochiamo in prima persona. Il settore pubblico può creare le condizioni affinché ci sia sviluppo, ma rimane al singolo cittadino muoversi per cogliere queste possibilità. A Rho in questi anni sono state messe in piedi varie iniziative di incentivo per lo sviluppo economico territoriale prima mai state presenti. Sono nuove opportunità disponibili per tutti i cittadini.
In questo contesto si inserisce l’Expo 2015. Un’altra grande opportunità. Siamo in vista delle elezioni e le varie compagini elettorali ne dovranno sicuramente tenere conto. Mi piacerebbe che questo Expo 2015 sia inserito in un progetto molto più ampio. Sarebbe bello se le coalizioni politiche presentassero un piano strategico per la Rho del 2020. Un progetto per sognare e immaginare la nostra Rho tra 13 anni! Un progetto a lungo termine che tutti i cittadini sentano proprio e a cui tanti possano contribuire fattivamente con le proprie idee e le proprie aspirazioni. In quel caso l’Expo rappresenterebbe solo una piccola parte di un qualcosa di molto più ampio. Si risolverebbe inoltre l’eventuale problema dell’individuazione e del riutilizzo delle aree coinvolte nell’esposizione universale. Ma sarebbe soprattutto un modo per sognare e costruire una città più bella, moderna e accogliente dove ciascuno possa trovare il proprio spazio e ricercare la propria felicità.
Concludo citando un fatto di cronaca. Il sindaco di Roma Walter Veltroni, rispondendo alle provocazioni di un noto personaggio politico, ha dichiarato che chiunque può fare critiche sulla sua persona, ma la sua città deve essere lasciata stare. Ecco: ci vuole proprio questo! Ritrovare l’appartenenza alla nostra città! Non a un gruppo o personaggio politico. Quello è solo un tramite! Ritroviamo e riscopriamo la bellezza della nostra città, costruiamo un sogno per lei e amiamola ogni giorno di più.

domenica 18 febbraio 2007

BILANCIO SOCIALE E...

Giovedì scorso in auditorium è stato presentato il bilancio sociale dei servizi sociali del comune di Rho per la prima volta nella sua storia. Attraverso questo strumento è possibile misurare, e di conseguenza anche valutare, l’azione delle politiche pubbliche messe in atto. Come si evince da questa prima pubblicazione, il comune di Rho si pone all’avanguardia dell’azione amministrativa verso le situazioni di difficoltà presenti sul territorio. Dalla comparazione del 2005 con il 2006, si evince come i livelli di assistenza si mantengono pressoché invariati in alcuni casi e aumentano notevolmente in altri. Tutto questo in uno scenario che vede un organico minore e fondi quasi immutati (certamente aumentati in misura inferiore all’inflazione) rispetto al 2001. Sono state operate politiche certamente di risparmio e di migliore efficienza dei servizi, che per i cittadini si sono trasformate in aumenti di efficacia dei servizi.
Lodevole quindi da parte dell’amministrazione trovare le risorse per mettere in piedi uno strumento che, oltre ad avvicinare i cittadini alle istituzioni, permette alle istituzioni di misurarsi con se stesse e in particolare con i propri limiti e mancanze. Tutto questo dovrebbe entrare in una cultura politica che si abitui a misurare l’efficacia delle proprie politiche messe in atto. Non solo dove si sa di essere bravi, ma anche dove esistono i maggiori cavilli della propria azione. Spero quindi che negli anni a seguire, si provveda ad ampliare il bilancio sociale con tutti i servizi che l’amministrazione rhodense eroga ogni giorno ai cittadini, migliorando sempre più se stessa. Un bilancio sociale che serve in prima battuta ai cittadini per poter valutare i propri dipendenti (sindaco, assessore, consiglieri comunali, …), e in seconda istanza, ma non meno importante, per responsabilizzare gli operatori comunali a tutti i livelli, perché si rendano conto del valore sociale del loro lavoro e competano positivamente al miglioramento dei risultati anno dopo anno.

Rimando al link del bilancio sociale del comune di Rho:
http://www.comune.rho.mi.it/download/Bilancio_sociale_Rho_06.pdf
Per maggiori chiarimenti scrivetemi anche al mio indirizzo mail: andrea.ugo86@gmail.com