"Lei sta all’orizzonte: mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l’orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l’Utopia? A questo serve: a camminare!" (Eduardo Galeano)

giovedì 25 gennaio 2007

IL COSIDETTO RISORGIMENTO (continua)

Creo un nuovo post per continuare il dibattito sul risorgimento riferendomi sempre però a quello precedente.
Ho letto con piacere tutti i commenti che avete scritto sul blog e sono contento che un tema come questo vi appassioni! Personalmente mi riesce molto difficile entrare in questo dibattito che presuppone una certa padronanza della situazione storico-culturale del tempo che io, purtroppo, non possiedo. Voglio provare però a entrare nel merito dei tre punti riepilogativi secondo lo schema di Federica.

1 – L’Europa… grande creatura che non ha ancora espresso il suo potenziale! Il potenziale è proprio quello di far sentire tutti europei come si sente Stefano. In questo riconoscimento di ciascun grappolo delle comunità presenti su tutto il territorio dell’Unione non facciamo altro che riconoscere le nazioni che la compongono. Questo significa che il passo successivo al sentirsi europeo è quello di sentirsi Italiano per raggiungere un Europa sempre più forte! E’ la teoria dei cerchi concentrici di Moro che trova il suo centro nell’uomo appunto. Immaginandoci cerchi sempre più larghi intorno all’uomo arriviamo a scoprire che uno di questi è l’Europa che contiene l’Italia, perché, come ha detto Stefano, l’Europa si basa su trattati tra stati e non trova legittimazione, come ad esempio l’ONU, nelle persone. Finisco con il citare il caro buon vecchio Agnelli, che mi è subito venuto in mente leggendo il tuo post, il quale affermava: “Per essere Italiani all’estero, bisogna prima essere Europei in Italia”. Gianni la sapeva lunga…

2 – Su questo punto volevo dire soltanto un paio di cose che emergono dal racconto e che poi non sono poi così scandalizzanti come potrebbe sembrare. La prima è l’anticattolicità che emerge e che non mi meraviglia ne sorprende poiché il Papa, rappresentante del mondo cattolico, era appunto un monarca! Colui che deteneva la sovranità territoriale nell’Italia Centrale. Ovvio quindi che il movimento risorgimentale potesse prendere gli aspetti di un movimento a connotati anticattolici anche se i piani religiosi e quelli politici sono completamente differenti. Inoltre i protestanti in questo quadro avranno utilizzato questa chance utilizzando il risorgimento come cavallo di troia per insediarsi negli ambienti cattolici.
Il secondo aspetto riguarda le trame internazionali. Non è mistero che sia il re che Cavour intrattenessero rapporti diplomatici un po’ sporchi e solo grazie a questi rapporti si giunse all’unificazione dell’Italia. Non la vedo come cosa completamente negativa ma come semplice gioco diplomatico che riuscì a soddisfare il bisogno della popolazione di ritrovarsi sotto un’unica bandiera Italiana.

3 – Il sud… Proprio in questi anni (precedenti e successivi) si è venuto a creare il gap tra nord e sud Italia che ci portiamo dietro ancora nei nostri giorni. E si apre quindi la grande questione del federalismo fiscale che a me sembra abbastanza superata ormai! Anche l’ultima finanziaria ha diminuito le entrate centrali aumentando (lasciando la discrezione agli enti locali) le entrate periferiche. Volevo citare un dato sulla composizione delle entrate degli enti locali (comuni, province e regioni): nel 1992 il gettito fiscale che finiva direttamente nelle tasche di questi enti era circa il 13% del gettito complessivo dello stato, mentre nel 2004 (il dato più aggiornato che ho trovato) questo è salito al 42%. Questo vuol dire che oggi quasi la metà del totale delle imposte tributarie che versiamo allo stato rimane sul nostro territorio. Questa percentuale negli ultimi due anni è sicuramente aumentata come lo è stato ininterrottamente in questi anni. Quindi il federalismo fiscale è una realtà ormai, e c’è ben poco da fare. Rimane la confusione delle competenze tra enti locali ed enti centrali sulle varie materie che in questi anni hanno dato vita a un sacco di contenziosi molto costosi per lo stato. Su questo tema del federalismo fiscale spero che le stesse persone che nel 1997 diedero la vera svolta in tema di federalismo fiscale (Prodi e D’Alema con l’introduzione dell’IRAP -imposta regionale- al posto di varie tasse introitate precedentemente dallo stato) riescano quest’oggi a dare una svolta in tema di competenze di materia federalista. Il sud in tutto questo non credo starà peggio, perché in quei luoghi non mancano i soldi ma manca la capacità e l’opportunità di spendere i soldi. Basti citare il dato del bilancio della regione Sicilia 2004 che mostrava un avanzo di 4 miliardi di euro di fondi non utilizzati e disponibili. I siciliani non avevano l’acqua in casa ma possedevano in cassa 4 miliardi di euro. Il federalismo fiscale viene quindi accompagnato oltre dal fondo di solidarietà da parte delle altre regioni anche a sostanziosi fondi europei per lo sviluppo e fondi italiani per il mezzogiorno.

Concludo questa lunga digressione con il ringraziamento per tutti gli apporti che avete dato e spero continuerete a dare su tutti i temi proposti anche da voi in prima persona.

Andrea

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