"Lei sta all’orizzonte: mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l’orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l’Utopia? A questo serve: a camminare!" (Eduardo Galeano)

domenica 8 luglio 2007

FAMILY DAY: MA PER QUALE FAMIGLIA MANIFESTIAMO?

Pubblico solo ora questo post preparato qualche tempo fa e ripescato solo questa sera. E’ complesso e lungo come articolo, però spero di lasciarvelo da leggere con tranquillità in un attimo estivo che avete libero e magari di elaborare qualche riflessione non superficiale sull’importante tema della famiglia che a soli due mesi dal family day sembra non essere più una priorità del nostro paese. Buona lettura!

Ritorno ancora una volta sul tema della famiglia e dei Dico ad alcune settimane dal Family Day, promosso da moltissime associazioni di ispirazione cattolica.
Due settimane prima della manifestazione sono stato alla presentazione dell’evento a Rho, presso l’auditorium dei padri Oblati, nel quale è venuta la portavoce Eugenia Roccella a discutere riguardo l’iniziativa. Sono uscito un po’ pensieroso e preoccupato, desideroso anche di sapere qualcosa di più su questo evento. Allora, armato di tempo e buona volontà, ho letto su internet tutti i documenti correlati alla manifestazione e ne ho tratto alcuni spunti di riflessione che vi offro solo oggi.
Il primo (che già avevo sottolineato in altri miei precedenti post) è l’ennesima occasione persa per parlare di famiglia cristiana cattolica. Per tutta la serata si è parlato di famiglia quale cellula importante e fondamentale della società secondo i canoni costituzionali, tralasciando di fatto qualsiasi riferimento ai valori e principi cristiani che dovrebbero qualificare invece la famiglia delle associazioni firmatarie del documento del 12 maggio. Inoltre lo stesso fatto di dribblare la definizione di famiglia è sintomo di uno scarsissimo background culturale su questo tema. Lo stesso sito promotore dell’iniziativa riporta delle statistiche (fonte Istat) di come dal 1971 a oggi il numero di matrimoni sia inesorabilmente in calo. Un problema che viene da lontano e che a mio parere è anche causa di quel background culturale a tratti inesistente. Non è forse ora di riscoprire senso e significato della famiglia cristiana nella società di oggi tralasciando le manifestazioni in piazza e ripartendo dalla dimensione territoriale in cui vive?
Il secondo dilemma è sulle proposte concrete che ne sono potute scaturire da questa iniziativa. Un attento ascoltatore in platea, durante il tempo a disposizione per le domande, ha semplicemente chiesto quali potessero essere le politiche famigliari ideate e fatte bandiera della manifestazione. La risposta (sebbene le politiche famigliari siano il terzo punto dei 4 messi in risalto sul manifesto) è stata alquanto desolante, poiché è stato dribblato l’argomento e ci si è limitati a “ragionare” a slogan. Ancora una volta vengono chieste maggiori politiche famigliari in generale, ma nel concreto quelle associazioni firmatarie del documento e che vivono a stretto contatto con le famiglie non sono riuscite a declinare neppure una proposta confacente alla situazione italiana. Forse sarebbe ora che, invece di creare manifestazioni nazionali dalla dubbia (a mio parere) utilità, si creassero dei laboratori e gruppi di studio a livello regionale di queste associazioni per elaborare idee per alleviare il carico odierno di difficoltà delle famiglie.
Il terzo pensiero è sulla totale chiusura di queste associazioni su forme (anche questo l’ho già detto) non concorrenziali alla famiglia. Lo ripeto ancora una volta, la legge sui diritti e doveri di convivenza non si mette sullo stesso piano dell’istituzione matrimoniale. Non è sullo stesso piano per quanto riguarda la formalità (costituzione vs legge ordinaria); per la tempistica (immediatezza vs attesa di anni); per i diritti e doveri acquisiti (totali vs parziali); per la diffusione nella società (ampia vs ristretta); per l’importanza attribuita dai canoni sociali (alta vs bassa) e via dicendo. Più si continua più ci si rende conto di come sia molto montata questa concorrenza inesistente. Non lo so a quale pro, se non per l’ennesima e inutile polemica politica, però certamente offre uno spunto di riflessione serio sulla situazione della famiglia oggi, da cogliere al balzo per noi cattolici e smarcarsi un attimo dalla definizione di famiglia costituzionale e riprendere in mano quella di famiglia cattolica.
E qui arriva il quarto interrogativo su questa manifestazione. Sottoscrivendo questo documento (molto in linea con le indicazioni della nota Cei) arriviamo alla definitiva e formale equiparazione tra matrimonio cattolico e matrimonio civile. Non voglio fare distinzione per luogo di celebrazione, ma per spirito con cui si vive la celebrazione. Spesso infatti ci sono persone che meriterebbero e vorrebbero sposarsi in chiesa, ma sono legati da vincoli burocratici precedenti e non possono farlo e succede anche il contrario purtroppo. Ecco, le associazioni cattoliche e tutte le istituzioni ecclesiali non possono permettere un appiattimento su questa cosa. Se vogliamo scendere in piazza da cattolici lo dobbiamo fare portando i nostri valori da credenti che solo in parte vengono compresi nel dettato costituzionale. Con la nota Cei credo che per a prima volta la chiesa abbia difeso la famiglia fondata su qualsiasi tipo di matrimonio. Riflettiamo anche su questa cosa…
Concludo con uno slogan: “Essere integralisti per essere aperti”. Pare un controsenso, ma ciascuno di noi è in grado di confrontarsi e aprirsi al vero ascolto dell’altro (che presuppone una seria e curiosa conoscenza dell’esperienza umana di colui che pensa e vive in modo totalmente opposto a me) nella misura in cui si sa dare ragione delle proprie convinzioni. Ho notato come attorno alla famiglia ci sia tanto ossequio quanto poca reale conoscenza di essa dai mondi che gravitano attorno alla chiesa. Solo nella misura in cui non sentiremo il bisogno di scendere in piazza per urlare che la famiglia va difesa da un misterioso ed emblematico antagonista, mai meglio specificato se non nella misura dei Dico, ma sentiremo finalmente il bisogno di promuovere la famiglia nel silenzio di chi lavora giorno dopo giorno per lei, allora riusciremo a farci davvero carico dei problemi che ne bloccano la diffusione.
Un ultimo rammarico porto a casa da quella sera: la confusione e il mescolamento di tanti temi tra loro scollegati e l’applauso di autocelebrazione del cattolico. Quest’ultimo in particolare mi ha trafitto perchè lo spirito del cattolico deve essere quello del servizio. E il vero servizio rifugge dagli applausi… Ma questa è un’altra storia…

Data la complessità e la ricchezza dei temi spero di essere stato correttamente compreso in tutti i passi del post. Vi invito, in maniera particolare per questo tema, di inviare commenti o tesi o richieste di chiarimenti di alcune riflessioni che per ragioni di spazio non sono state approfondite a dovere.
Il sito della manifestazione nazionale è: http://www.forumfamiglie.org/manifestazione/piufamiglia1.html
Qui potete trovare un documento di Guido Formigoni (professore universitario e presidente della fondazione Città dell’Uomo): http://mio.discoremoto.alice.it/ugo86

1 commento:

Anonimo ha detto...

Good words.