Tempo fa, in un’intervista al nostro ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa, ho ascoltato questa storiella da lui raccontata e scritta da uno scrittore comico di nome (se la memoria non mi inganna) Achille Campanile. Eccola: «In tempo di guerra era stato costituito un corpo specialissimo disposto a impegnarsi in azioni in cui non c'era il rischio, ma la certezza di morire. La prima volta che i comandanti pensarono che ci fosse un'azione importante in cui impegnare questa compagnia, il suo comandante disse: "Siamo pronti, però se impiegate noi, dopo non avrete più la possibilità di utilizzare la squadriglia della morte e quindi avrete impoverito il vostro dispositivo militare". I comandanti risposero: "Avete ragione, anzi, riguardatevi perché uno strumento tanto essenziale non venga sciupato". E così successe anche tutte le altre volte in cui questa squadriglia della morte veniva chiamata per svolgere una missione a rischio quasi sicuro di morte. Il tempo passò e ogni occasione era buona per rimandarne il suo utilizzo, pensando di usarla in tempi peggiori. Arrivò la fine della guerra e la squadriglia della morte, composta da persone pronte a sacrificare la propria vita, si trovò in condizioni di straordinario comfort... »
Questa storiella mi è ritornata ala mente pensando al ruolo che gioca oggi la nostra classe dirigente italiana, che si può attestare intorno al 10% circa della popolazione e comprende tutti coloro che quotidianamente prendono decisioni per il futuro del nostro paese (politici, manager, …). Guardandomi attorno ho spesso l’impressione che la nostra classe dirigente si comporti come la squadriglia della morte, ovvero si dichiari pronta a iniziare le battaglie più difficili, ma nel momento di scendere in campo si ritira e vive nel massimo confort, mentre la guerra continua a mietere vittime. Una classe dirigente spesso inconsapevole anche del ruolo che sta giocando e che tende a guardare sempre più al proprio interno, che al di fuori di sé. Una classe che non percepisce la responsabilità sociale che i suoi comportamenti (anche di vita privata) provocano al sistema Italia. Una classe dirigente che però al proprio interno nasconde grandi figure e grandi persone che invece possiedono davvero il coraggio di andare avanti e guardare al futuro. E ciò che contraddistingue questa parte seria, è la parola cambiamento.
Oggi solo all’udirla ci viene un po’ l’ansia. Viviamo una situazione in cui ogni cosa che cambia provoca in noi tante paure e insicurezze. Tendiamo a mantenere lo status quo di tutto. E lo facciamo in un mondo che cambia a una velocità pazzesca minuto dopo minuto. Occorre ritrovare il coraggio di cambiare le cose, di evolversi, proprio come ci hanno insegnato quei politici e quei manager che hanno avuto il coraggio di avviare e portare avanti processi fortemente innovativi. Spesso sono poi quelli che vengono mandati a casa senza troppi complimenti e a mali parole, schiacciati dalla paura collettiva e da quella parte di classe dirigente conservatrice. Quella classe dirigente che è rappresentata dalla squadriglia della morte, pronta a tutto ma che non entrerà mai sul campo di battaglia… Riportiamo al centro la parola cambiamento con grande coraggio e sguardo proiettato al futuro!
sabato 22 settembre 2007
LA SQUADRIGLIA DELLA MORTE
Pubblicato da Andrea Orlandi alle 11:31
Etichette: Economia e politica
2 commenti:
Bella Ugo,
ti quoto in pieno!
Un solo appunto... non sono sicuro ma conosco un Achille "Campanile" scrittore comico, piuttosto che "Campana"... magari è lui! :-)
bYe,
Andy
Credo proprio tu abbia ragione, infatti correggo subito! La mia mente allora mi ingannava!!! Grazie dell'informazione
Andrea
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