"Lei sta all’orizzonte: mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l’orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l’Utopia? A questo serve: a camminare!" (Eduardo Galeano)

domenica 9 settembre 2007

CALVINO E LA CITTA' DI ANDRIA

Con tale arte fu costruita Andria, che ogni sua via corre seguendo l’orbita di un pianeta e gli edifici e i luoghi della vita in comune ripetono l’ordine della costellazione e la posizione degli astri più luminosi: Antares, Alpheratz, Capella, le Cefeidi. Il calendario della città è regolato in modo che lavori e uffici e cerimonie si dispongono in una mappa che corrisponde al firmamento in quella data: così i giorni in terra e le notti in cielo si rispecchiano. Pur attraverso una regolamentazione minuziosa, la vita della città scorre calma come il moto dei corpi celesti e acquista la necessità dei fenomeni non sottoposti all’arbitrio umano. Ai cittadini d’Andria, lodandone le produzioni industriose e l’agio dello spirito, m’indussi a dichiarare: “Bene comprendo come voi, sentendovi parte d’un cielo immutabile, ingranaggi d’una meticolosa orologeria, vi guardiate dall’apportare alla vostra città e ai vostri costumi il più lieve cambiamento. Andria è l’unica città che io conosca cui convenga restare immobile nel tempo”. Si guardano interdetti: “Ma perché mai? E chi l’ha detto?”. E mi condussero a visitare una via pensile aperta di recente sopra un bosco di bambù, un teatro delle ombre in costruzione al posto del canile municipale, ora traslocato nei padiglioni dell’antico lazzaretto, abolito per la guarigione degli ultimi appestati, e un porto fluviale, una statua di Talete, una toboga. “E queste innovazioni non turbano il ritmo astrale della vostra città?” domandai. “Così perfetta è la corrispondenza tra la nostra città e il cielo,” risposero “che ogni cambiamento d’Andria comporta qualche novità tra le stelle”. Gli astronomi scrutano coi telescopi dopo ogni mutamento che ha luogo in Andria, e segnalano l’esplosione di una nuova, o il passare dall’arancione al giallo d’un remoto punto del firmamento, l’espandersi d’una nebulosa, il curvarsi di una spira della via Lattea. “Ogni cambiamento implica una catena d’altri cambiamenti, in Andria come nelle altre stelleri, a luogo in Andria, tra città e il cielo: la città e il cielo non restano mai uguali. Del carattere degli abitanti di Andria meritano di essere ricordate due virtù: la sicurezza in se stessi e la prudenza. Convinti che ogni innovazione nella città influisca sul disegno del cielo, prima di ogni decisione calcolano i rischi e i vantaggi per loro e per l’insieme della città e dei mondi.”

Leggendo questo brano tratto da “Le città invisibili” di Italo Calvino mi ha colpito come viene messo bene in evidenza il modo in cui una città, seppur piccola e situata in chissà quale posto del mondo, è in stretta relazione con l’ambiente a lei esterno e lontano anni luce. Infatti un movimento all’interno di Andria si ripercuote nell’universo, universo che però è anche comune a tantissime altre città. Era il 1972 e Calvino sembra predire il futuro: il concetto di interdipendenza globale presente nel libro (che a quel tempo possiamo definire “futuristico”) è quanto mai oggi importante e fondamentale per lo sviluppo della nostra società. Oggi non esiste azione, sia essa piccola o grande, che non abbia almeno una piccola risonanza nell’universo.
Viene immediatamente da chiedersi: e noi? ci sentiamo parte della città di Andria? sentiamo di avere una responsabilità verso l’altro nelle nostre azioni quotidiane? quale il giusto sviluppo che coniughi sostenibilità e necessità di crescita? quale è la via del bene comune globale? Domande forse che non trovano risposta nella società di oggi, ma che devono essere approfondite affinché trovino un giusto equilibrio nel più breve tempo possibile. Temi come ambiente, interculturalità, lavoro, mobilità, scuola subiscono gli effetti negativi che oggi questa interdipendenza crea, ma allo stesso tempo se essa viene governata nel giusto modo e usata come leva, allora diventa un vero volano per l’economia e la società e provoca un netto miglioramento delle condizioni globali. Difatti la chiave di lettura proposta da Calvino è positiva: vengono citate delle migliorie! E queste contribuiscono in maniera reale allo sviluppo dell’universo. E così l’azione di tante piccole città può cambiare l’universo intero…
E qui viene il nostro ruolo, il ruolo di tanti piccoli cittadini come noi, che spesso si ritrovano senza poter nulla fare di fronte ad alcune cose. Calvino alla fine del brano descrive le due qualità degli abitanti: la sicurezza in se stessi e la prudenza. Sono davvero queste le chiavi di volta che possono dare un cambiamento fattivo. La prima serve per non rinunciare e credere nel proprio progetto e nei propri sogni anche quando la strada si fa irta e non sembra rivelare nulla di buono; mentre la seconda è in fondo la presenza della coscienza collettiva, la quale permette di comprendere l’esistenza di una rete d’interazione globale nella quale lo spostamento di un solo anello, provoca lo spostamento di tanti altri.
Se la prima non è difficile trovarla, è proprio quest’ultima a non essere più presente nella cultura di oggi. Siamo sempre più attenti alla nostra città, il nostro quartiere, la nostra via e il nostro giardino. Ci dimentichiamo spesso invece delle città limitrofe, della nostra provincia, della nostra regione, della nostra Italia, della nostra Europa e del nostro Mondo. Tendiamo a rimpicciolire la visuale e chiuderci, invece di allargare i nostri orizzonti e aprirci. E così non capiamo le potenzialità di questa interdipendenza globale, non ne assaporiamo fino in fondo il gusto e perdiamo tante occasioni. Occasioni (ricordiamolo) che non fanno altro che migliorare la nostra situazione, la quale a sua volta si ripercuote in maniera positiva su quella degli altri. Certo, in un processo del genere occorre mettersi in gioco ed è veramente un percorso colmo di difficoltà e di ostacoli. Serve coraggio per recuperare quella prudenza, figlia della coscienza collettiva, figlia del sentirsi parte della nostra comunità all’interno di un sistema più ampio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Complimenti vivissimi per il lavoro che svolgi e soprattutto per come lo svolgi! Chiaro e preciso. Non mollare mai. Bravo.