"Lei sta all’orizzonte: mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l’orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l’Utopia? A questo serve: a camminare!" (Eduardo Galeano)

domenica 9 settembre 2007

V-DAY: UN POPOLO DA ASCOLTARE, DISCERNERE ED EVOLVERE

300.000 firme in una sola giornata grazie alla spontanea presenza di banchetti sparsi per tutta Italia. Una cosa difficile da trovare nel passato. Credo non sia mai accaduto che una parte del popolo italiano si autorganizzasse e riuscisse a raccogliere nelle piazze tutte quelle persone viste ieri in coda ai banchetti. Un successo e un movimento che non può non interrogare soprattutto la classe dirigente del nostro paese.
Occorre, nell’analizzare questo fatto, tenere presente alcuni punti:
1 – la forza di internet. Il v-day è stato esclusivamente organizzato e pubblicizzato sul web. E’ stato il primo evento della generazione internet, segno che anche nella nostra società prende piede questo strumento che, se ben utilizzato, porta dei grossi benefici al dibattito democratico.
2 – l’eterogeneità delle persone. Stando un pomeriggio al banchetto che raccoglieva le firme ho potuto notare come il popolo di Beppe Grillo sia composto veramente da tutti. Ho visto persone di destra, di centro e di sinistra; giovani, adulti e anziani; studenti, disoccupati, operai, impiegati, quadri e dirigenti. Davvero non è mancata nessuna categoria sociale (se così si possono definire) all’appuntamento.
3 – il cavallo dell’antipolitica. Stranamente, rispetto quello che mi aspettavo, non hanno partecipato solo persone che non credono nella politica e cavalcano ogni cosa e situazione che in un qualche modo vada a ledere il sistema politico. Sono venute tante persone a firmare che credono nella politica e vogliono migliorarla. La loro firma non è stata nient’altro che un’espressione del disagio che vivono. Queste persone vogliono che la politica ritorni in alto e credono che questo sia ancora possibile.
Non rimane che, soprattutto alla classe politica (ma non solo!), rimanere in ascolto di questo grande popolo che ieri spontaneamente e molto democraticamente si è mosso. Non hanno fatto tanto rumore, ma le loro idee sono forti. Sono espressione di una larga fetta della popolazione. Bisogna saper ascoltare e aprire un confronto sereno sui temi messi sul piatto. In questo occorre grande discernimento, poiché le proposte presentate vanno molto più approfondite di quanto non fatto nella manifestazione di ieri. Vanno rilette nell’ottica di inserirle all’interno del quadro istituzionale e vanno fatte evolvere e arricchire in modo da includerle nel sistema politico ora vigente. L’importante è non arrivare alla deriva populista. Rischio che spesso si trova dietro all’angolo in questo genere di manifestazioni.
Io rimango vigile e attento su questo tipo di manifestazioni, pronto ad appoggiare quelle che per me sono cause e battaglie giuste da portare avanti, nell’ottica di una tensione al rinnovamento dell’attuale classe dirigente italiana.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La politica è espressione della volonta'popolare, che si realizza attraverso un meccanismo di rappresentanza che non puo' certo essere quello della Piazza.
Il confine con lo spettacolo ( le veline della politica )è molto sottile, e certamente avrebbe fatto inorridire anche Camillo Benso, conte di Cavour!!